TUTTI ALL’INFERNO!
di Marina Garau Chessa
Il Congresso Mondiale delle famiglie che si è svolto a Verona mi ha dato parecchio da pensare, soprattutto quando, durante un’intervista, una persona ha detto: “Gli omosessuali vanno curati, sennò per loro c’è l’Inferno”.
Mi sono chiesta con che diritto si potesse esprimere un giudizio simile e quanta arroganza richieda. Chi vuole decidere chi è destinato all’inferno e chi no, faccia come Dante: se ne scriva uno, perché è l’unico Inferno sul quale potrà avere il diritto di organizzazione. Sorvolerò sul livello letterario, ovviamente difficile da eguagliare.
Certo, anche Dante collocò gli omosessuali all’Inferno; ma posto che qualsiasi atto di omofobia è esecrabile, la situazione di Dante è un po’ più comprensibile. Nel Medioevo di Dante, infatti, la Chiesa deteneva sia il potere spirituale che quello temporale, ed era difficile affrancarsi dalla sua influenza.
Ma se il Dante cattolico non può non mettere gli omosessuali all’Inferno, il Dante uomo ne parla appena e non si pronuncia, soffermandosi sull’affetto che prova per l’uomo che incontra e sull’esilio: tema ben più doloroso per il poeta.
E io, quando ‘l suo braccio a me distese,
ficcaï li occhi per lo cotto aspetto,
sì che ‘l viso abbrusciato non difesela conoscenza süa al mio ‘ntelletto;
e chinando la mano a la sua faccia,
rispuosi: «Siete voi qui, ser Brunetto?».E quelli: «O figliuol mio, non ti dispiaccia
se Brunetto Latino un poco teco
ritorna ‘n dietro e lascia andar la traccia».I’ dissi lui: «Quanto posso, ven preco;
e se volete che con voi m’asseggia,
faròl, se piace a costui che vo seco».
Più in basso, nella sesta bolgia del settimo cerchio, Dante colloca gli ipocriti; poiché si comportano in modo diverso rispetto alle loro intenzioni, essi indossano cappe dorate all’esterno e col piombo all’interno.
Qui si potrebbero collocare molti partecipanti al Congresso: separati e/o divorziati con o senza figli dentro e fuori dal matrimonio che, parlando di famiglia tradizionale, vorrebbero abolire o limitare il diritto di divorziare.
Fare ciò che si vuole della propria vita privata è un diritto; non impicciarsi e non limitare quella altrui son doveri. Curioso che i partecipanti al congresso abbiano pensato solo agli omosessuali e non agli ipocriti!
Elli avean cappe con cappucci bassi
dinanzi a li occhi, fatte de la taglia
che in Clugnì per li monaci fassi.Di fuor dorate son, sì ch’elli abbaglia;
ma dentro tutte piombo, e gravi tanto,
che Federigo le mettea di paglia.
Ancora più in basso, nella decima bolgia dello stesso cerchio, si trovano i “falsatori di metalli, di monete, di persone, di parole”. All’epoca di Dante non si usava internet, ma avrebbe collocato qui tutti coloro che fanno disinformazione, coloro che diffondono dati ed immagini volti a creare paura e consenso. Parlare di multiculturalismo come “minaccia” o associare le parole “industria” e “cannibalismo” all’aborto, ad esempio, magari aggiungendo un gadget ad hoc sono solo alcuni esempi.
Dante, per altro, colloca nei gironi più alti chi trasgredisce la morale cattolica (del tempo) per passione; e più in basso chi fa del male agli altri con dolo. Nel poeta medioevale, quindi, c’è una grande pietas per le debolezze dell’animo umano che non ho potuto riscontrare in chi si è fatto sentire nei vari dibattiti. Eppure la famiglia, qualsiasi forma abbia, dovrebbe essere questo: amore, comprensione e rispetto.
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Viene voglia di rileggere Dante!