Paola PianaStorie curative

MADRI, FIGLIE, FESTE…

di Paola Piana

Oggi è la festa della mamma. Lo so, sono un essere insensibile, non credo a queste feste “comandate”, anzi mi danno molto fastidio, così come tutte le catene con cuoricini e canzoncine che ho ricevuto. Quando stamattina è arrivato il primo messaggio-catena-di-sant’antonio , ancora mezzo addormentata, ho pensato: “Aiuto! Oggi non ce la posso fare! Non ce la faccio a sopportare tutte le parole vuote che si diranno per farsi belli sui social! ” Poi ho letto il messaggio di un’amica, ho sentito il dolore, forte, disperato, mai sopito, per la perdita di un pezzo di vita. Un dolore che, nella mia superficialità, non avevo considerato, io che la mamma ce l’ho ancora. Io che non ho avuto e ancora non ho un buon rapporto con mia madre. Certo, le voglio bene, come un figlio vuole bene a una madre, ma siamo troppo diverse, non sono la figlia che avrebbe voluto, non mi interessano le cose che interessano lei, non abbiamo niente in comune, tranne quell’atto primordiale, quel venire al mondo, che ci ha unito per sempre. Siamo così diverse!

Lei ottima casalinga, io fuggirei da casa per evitare tutti quei lavori domestici che fanno tanto buona massaia; lei parla di problemi donneschi come il pranzo dell’indomani o i mariti che non aiutano in casa o i figli che crescono e le mamme che invecchiano e io parlerei del mio lavoro, dei miei sogni, del mio cuore. Lo so, è un mio difetto, sono troppo chiusa, mi è sempre stato detto. Troppo rivolta a frugare in me stessa, non vedo gli altri e credo che mia madre abbia sofferto di questo mio mutismo affettivo. Non riesco ad esternare i miei sentimenti, non riesco a dare un bacio o un abbraccio, vuoi perchè non mi è stato insegnato, vuoi per il mio essere un cinghialetto sempre di pessimo umore. Oggi, forse per la prima volta, mi rendo conto della fortuna che ho. La fortuna di poter litigare con lei per il suo modo di pensare, la fortuna di sentirmi dire ancora una volta: “Tu sei sempre la solita! Scatti subito come se ti pungesse una vespa! Non chiami mai, sei sempre troppo impegnata!” La fortuna di sentirmi rimproverare per ciò che faccio ma, soprattutto, per ciò che non ho fatto. Una cosa, tra le tante, non ho mai fatto: non le ho mai detto che le voglio bene. Non so se riuscirò mai a dirglielo, forse lei lo sa, forse l’ha capito come lo capiscono tutte le mamme, anche se i figli non glielo dicono. Ho deciso però che la chiamerò, oggi, per questa stupida festa a cui non credo ma che, grazie ad un’amica, mi ha fatto pensare a lei, al mio egoismo e al suo silenzio in attesa di una parola.

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