CRISTINA DORE, L’ANIMA DELLE DANZE ORIENTALI
di Francesca Arca
L’anima della Sardegna è un battere e levare forte e delicato in cui il femminino regna da sempre in un mondo maschile. Lo fa con discrezione e tenacia, espressione di radici lontane e miscellanea di tradizioni mediterranee che si perdono nella storia. Cristina Dore incarna con rara grazia questo movimento della coscienza, questo sentire profondo che parte dal cuore e unisce i popoli del mare in un moto costante di bellezza. Danzatrice sensibile e attenta, Cristina esprime la propria arte attraverso uno stile senza tempo, la danza del ventre, che l’ha portata a calcare i palchi internazionali più prestigiosi, guadagnando la stima e il rispetto di maestri di grande fama. La sua parabola prende vita nella nostra isola – che rimane saldo porto sicuro e luogo dell’anima a cui costantemente fare ritorno – e la conduce per il mondo, dall’Europa, al Sud Africa, fino alla Cina, prima ed unica danzatrice sarda a far parte della “Bellydance Evolution”.
«La danza è l’espressione corporea dei nostri sentimenti – ci racconta – e con la danza del ventre il nostro corpo diventa per magia uno strumento musicale». Lo strumento di Cristina Dore è dunque un corpo dolce e sinuoso, abito naturale del suo spirito complesso e determinato, che ricalca pienamente l’indole indocile e l’abbraccio caldo della donna di Sardegna. Anni di esercizio e costante studio l’hanno resa consapevole della propria fisicità e della rappresentazione femminile che la sua immagine dà alle allieve che le si affidano con fiducia. «Ogni donna è bella quando danza – continua a spiegarci – non importa l’altezza, la corporatura, l’età o il peso. La danza del ventre è adatta a qualsiasi tipologia di donna perché ne esalta la profondità del sentimento oltre a migliorare la salute del fisico.» Vedere danzare Cristina Dore, cogliere il sorriso sincero e intenso che la illumina mentre balla, osservare i movimenti sempre nuovi del suo corpo morbido e aggraziato, fasciato nei colori vivi e cangianti degli splendidi costumi di scena, è un’esperienza che tocca corde nascoste dell’animo e scioglie quei nodi che ogni donna tiene celati nel proprio intimo, riparati da sguardi troppo superficiali.
«Quando vedo le mie allieve danzare, io mi innamoro ogni volta. Mi emoziono nel constatare la loro evoluzione e la loro crescita. È come se acquistassero colore ad ogni passo, in una trasformazione continua. Molte arrivano spaventate dal giudizio altrui e insicure del proprio corpo ma col tempo imparano ad accogliersi e a godere della bellezza che prima non riconoscevano. Ci vuole impegno e dedizione ma è un percorso migliorativo da ogni punto di vista.» La sensibilità che la caratterizza ha saputo renderla un’artista completa. I numerosi traguardi raggiunti raccontano una storia professionale ricca di soddisfazione, ma è la narrazione del percorso umano che descrive la ricettività e l’empatia che connotano l’arte profondamente spirituale di questa giovane creatura. Nel suo danzare si ritrovano i simboli ancestrali legati alla natura: l’acqua, il fuoco, l’aria e l’energia della Terra Madre che attraverso i piedi nudi della ballerina si irradia in tutto il corpo. In questo modo Cristina Dore si trova a simboleggiare impeccabilmente il senso del sacro della donna sarda, la sua forza creatrice e la dignità matriarcale che ogni figlia di questa terra porta con fierezza, coprendo gli sforzi e il dolore con un velo leggiadro e impalpabile. Un velo simile a quello della danza del ventre.
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Articolo pubblicato su ANTAS – n.18 – Dicembre 2017