Antibiotici contro l'intolleranzaStorie curativeTomaso Murzi

DALLA PARTE DI EDGAR

di Tomaso Murzi

Dopo l’esplosione il fungo atomico divenne un branco di animali. Cos’avevi mentre stavamo parlando, una garza sul volto una ferita profonda, e il prof il prof proprio lui che sembrava così posato poi salivamo a casa sua e teneva i tre figli chiusi nella soffitta mentre noi fumavamo sigarette sottili e senza filtro mi sembrava strano strano strano. La ragazza parcheggia sotto casa mia e ha il tettuccio dell’auto sfondato da un ombrello. ‘Sconsigliato per il futuro’ dice l’etichetta di una bottiglia con sopra un macaco dall’aria triste, quanto siamo stati a girare in macchina? Quella campagna sembrava non finire mai, cercavamo lui e alla fine c’era lei, il balordo seduto dietro borbottava qualcosa rollando il tabacco. “Henry Rollins”, “Mi porteresti su la tastiera?”.
Il piazzale della caserma è tappezzato da manifesti di Rifondazione, girano strane leggende su un ciondolo maledetto, un incendio in un ufficio un elicottero venuto giù qualcuno che ha provato a disfarsene. L’ispanico non è al palasport insieme agli altri. “Conosci il ristorante messicano Da Giovanna? Fanno delle mozzarelle che sono la fine del mondo.”
Capelli lisciati dalla chela della donna granchio il nome di un attore ucraino su Wikipedia il bimbo sogna di essere adolescente, corre dietro ad un Piaggio Ape, voce meccanica ripete “Like Jesus.” Salotto televisivo con due donne, una ride una è a disagio. “Non sono io, ma sono quell’altro”, uomo con la pelle grigia collo da brontosauro un cappello a falde larghe ‘Pericolo ragazzo di campagna’ sulla copertina di una rivista. La paura divenne certezza quando si vide disegnato su una t-shirt mentre scopava in corridoio. “Fratello, fratello, non ricordavo che l’Enigmista fosse Jim Carrey.” Un toscanello alla vaniglia di prima mattina, la tabaccaia cerca di rifilarmi bottigliette di grappa scatole di sigari rosse con sopra il disegno di un carabiniere, una nana  fosforescente capelli ossigenati occhiali scuri parla al cellulare mentre noi rovistavamo tra vecchi libri di storia ingialliti dopo aver avuto la notizia che il tiranno era morto. “Un giorno in cui la carne…”. Nella giungla ci sono un tucano e un pappagallo verde che si muove a scatti, e tende indiane con occhi umani che ballano in un canyon.
“Ci rivedremo a Remgonat, a Pregmonat”, mi sembra dicesse la donna sulla scogliera, un dinosauro dalle scaglie rosse brucava in un prato. Il medico mi aveva mandato un opuscolo via mail, parlava di questa nuova patologia, ‘Occhi di topo’, una roba pesante e grave, sulla brochure c’era disegnato un tizio marcio fino all’osso occhiaie capelli lunghi seduto alla tv, “Se ne sta occupando uno dei miei assistenti.”
La festa della sera dopo finì male, con insulti pesanti a quella montagna di muscoli. Un cane di grossa taglia striato vaga sul cornicione dietro casa, e in fila dal panettiere un politico destrorso mi guarda sorridendo. Forse è in cerca di voti?


-La bresaola è diversa dall’ansia – pensai addentando una cotoletta ancora fredda e dirigendomi al corso di formazione mentre labbra coperte da un rossetto nero piroettano su un foglio e nella penombra un uomo (sembra più un pechinese scarnificato) guarda il ragazzo chiuso dentro quella gabbia.
Cranio calvo, capelli bianchi ai lati, e chiacchierando della spocchia dei radical-chic sorseggiavamo cocktail dal colore scuro, tre-quattro ragazze attraversano la strada poco lontano, una di loro sta fumando la pipa. Piselli e pancetta andati a male, moriva un sacco di gente in città, un sacco di gente, era estate, un sacco di gente e un falco con in bocca una rosa che a momenti mi arriva addosso, moriva un sacco di gente in città e una la conoscevo anche. Leoni in abito di gala stanno di guardia ad un cancello e in un bar piuttosto elegante c’è un vecchio che sproloquia sulle unioni civili, “Io non gliene concedo reversibilità a questi froci di m…”, mentre un uomo sulla cinquantina con addosso una felpa improbabile dice di voler fare due chiaccheri. Forse voleva dire chiacchiere? Mah. Il bus esce dalla rotatoria, un ragazzo per salirci a momenti si butta sotto un furgone. “Devo sistemare il cronometro”, borbotta un giovanotto armeggiando col suo orologio da polso.

Tony mi parla del nuovo Toscano in commercio, l’ha comprato mi dice, indossa una cuffia e abiti vecchi (lui, non il Toscano), fa per mostrarmelo e a momenti cava l’occhio di una signora che glielo strappa di mano e lo butta dentro un portone lui entra a recuperarlo sparisce io lo cerco lo cerco e lo ritrovo dietro un muro cinquanta sessanta metri più avanti che fuma (lui, non il muro) e mi fa fare un tiro, che Toscano è, e io ci prendo, poi mi dice che non è mai stato comunista e che la sorella gli aveva dato una mano e che è anni che non vota (lui, non la sorella).
Erano rimasti pochi lembi di suolo sul pianeta, da torrette di roccia scimmie in divisa facevano il tiro a segno con fucili semiautomatici, e noi cercavamo riparo sotto le balaustre, nel bagnasciuga, una marionetta gialla con gli occhi rossi sussurra qualcosa all’orecchio del burattinaio poi inizia a muovere la testa a scatti e ride restando muta.

Le autorità diedero ordine che in tutta la cittadina si parlasse solo inglese, per scoprire chi aveva liberato il mostro.
Alla fine, il colpevole saltò fuori. Ero io.

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