VOLONTARIO UN CAZZO!
di Gianni Carboni
Il mondo del volontariato si divide in due grandi macrofamiglie.
La prima è quella del volontariato vero, al quale va la mia più profonda e sincera stima.
Si tratta del volontariato fatto di ragazze e ragazzi dal cuore gigantesco, che hanno una propensione naturale al dare una mano al prossimo.
Un volontariato fatto di rinunce, solidarietà e sudore, tanto sudore versato con il solo scopo di rendere questo mondo un posto migliore e senza pretendere nulla in cambio, anche perché forse, quel qualcosa in cambio, sarebbe di un valore talmente grande da diventare incalcolabile.
E’ il volontariato, ad esempio, che rende diversissime fra loro le due facce della stessa medaglia, quella delle tragedie, quando da un lato si piangono disgrazie atroci e dall’altra si stringe il cuore di pura emozione quando si assiste all’incanto dell’assistenza e della cooperazione, quando centinaia, spesso migliaia di persone tolgono fuori il meglio di loro stessi per porgere la mano ad un perfetto sconosciuto che, in quell’istante, diventa un fratello di sangue.
Persone che arrivano ad amare più il prossimo che se stessi.
Figli morali di Dunant e Moynier, e di tutto quello che è seguito da quell’amaro ma rivoluzionario souvenir di Solferino, dalla distruzione della guerra che porta alla distruzione interiore ed al conseguente desiderio o forse esigenza di aiutare chi soffre.
Perché, per loro, “si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona”, giusto per citare Jung.
Ed è proprio di questo che il mondo ha estremo bisogno, perché tante sono le persone di questo tipo quanto questo pianeta avrebbe decisamente meno di quelli che chiamiamo problemi ma che altro non sono che contraddizioni dell’uomo.
Poi, però, c’è anche un altro “volontariato”, purtroppo.
Quello finto, di facciata, subdolo.
Quello che cerca, riuscendoci la maggior parte delle volte, di incantare la folla, di intenerire il senso comune, di addolcire i più sensibili e distratti, fingendo di essere quel !V!olontariato di cui sopra ma essendo in realtà la sua antitesi.
E’ un volontariato di dubbia legalità, non solo moralità.
Composto da associazioni legalmente costituite senza scopro di lucro ma che lucrano, eccome se lucrano.
Ottengono commesse, caso strano quasi sempre da enti pubblici o da essi derivati, in maniera molto discutibile, acquisiscono privilegi alle spalle dei veri volontari, gestiscono e spartiscono fette di potere con metodi di pessimo gusto.
Il merito? Semplicemente essere amici della persona giusta (ma in realtà immensamente sbagliata).
Niente di meno che una vera e propria cricca.
Quelli non sono volontari, non lo sono e nessuno deve azzardarsi a spacciarli per tali.
Sono usurpatori, questo sono.
E, loro sì, meritano tutta l’intolleranza di questo mondo.
Purtroppo troppe persone non riescono a cogliere questa enorme differenza, associando la parola “volontario” indistintamente per gli uni e per gli altri.
Così i predoni passano per benefattori, e quasi fanno tenerezza ai disattenti, o ingenui che dir si voglia.
Loro colgono questa incapacità di cogliere la differenza e la galoppano, rinforzando le loro posizioni (oltre che i loro profitti).
Non volerlo vedere chiudendo appositamente gli occhi, invece, è quasi peggio che farne parte.
Non smetterò mai di ringraziare chi spende la propria vita a favore di qualcun altro che non sia se stesso.
Grazie, davvero!
®Riproduzione Riservata
Credo di sia un’analisi lucidissima e molto scomoda a tanti! Bravo! Condivido il tuo pensiero!
Ti ringrazio Marco!
E’ sicuramente un tema delicato che può molto facilmente urtare la sensibilità di molti.
Ma mi sono stufato di sentire dire “poverini, sono volontari” quando invece volontari non sono.
A volte cogliere certe sfumature è davvero difficile.