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OROSEI, IL TEATRO, LA BELLEZZA

di Francesca Arca

ph. Panoramio

È risaputo che ogni percorso tracciabile sulla cartina della Sardegna sia in grado di svelare piccoli grandi paradisi di bellezza che sarebbe quasi banale provare a descrivere. Eppure, ogni volta che si apre questo scrigno delle meraviglie, ci riscopriamo ad abbandonarci con rinnovato stupore al pensiero di quanto la natura sia stata generosa nell’assegnare riparo ad alcuni luoghi. Orosei incarna questa sensazione. È come un prezioso portagioie al cui interno antichi monili risplendono di unicità autentica. Capoluogo storico della Baronia Meridionale, nata sulle vestigia della romana “Fanum Carisi”, Orosei si adagia dolcemente sulle colline della valle del Cedrino, tra frutteti e oliveti, a metà strada tra l’asprezza della montagna e il delicato smeraldo del mare. Da sempre in posizione nevralgica è stata metà ambita e centro di scambio politico, culturale e commerciale. Importante sede della curia del Giudicato di Gallura, conquistata prima dai pisani e in seguito dagli aragonesi, Orosei è teatro di intrecci di vite e tessuto di vicende di personaggi importanti e peculiari. Tra questi spicca certamente Salvatore Guiso, Barone di Galtellì e Orosei, che iniziò la costruzione dei numerosi palazzi gentilizi che caratterizzano il magnifico centro storico del paese, ancora adesso in ottimo stato di conservazione nonostante le angherie del tempo che scorre. I “Palathos Vezzos” continuano ad accompagnare la vita del centro e arricchiscono Orosei di quella bellezza fatta di contrasti che è propria di tutta la Sardegna, rendendo la cittadina un emblema capace di simboleggiare compiutamente la fierezza e la venustà isolana. Ed è capibile perchè proprio ad Orosei si racconti di un personaggio la cui vita si muove al confine tra storia e mito: Tomaso Mojolu, che incarna nel modo più poetico e nobile l’idea di “balente”. Nel linguaggio e nel sentire comune dei sardi il “balente” è un uomo giusto e coraggioso, che reagisce ai soprusi senza paura delle conseguenze. Si racconta che Tomaso Mojolu, agli inizi del 1800, fu il primo abitante di Orosei ad accorgersi dell’entrata dei turchi in città e che, brandendo uno spiedo accuminato, guidò la rivolta contro l’invasore. Per questo motivo meritò un encomio da parte del re Vittorio Emanuele che ne elogiò il coraggio e l’amore per la propria terra. L’armonia e quell’ideale senso di perfezione che si respira muovendosi per le antiche vie di Orosei – quelle che con tanto valore furono difese da Tomaso Mojolu – si amalgama ai panorami sognanti delle cale del Golfo poco distante, che attira ogni anno turisti entusiasti da ogni parte del mondo.

ph. Gianni Careddu

Ma sarebbe riduttivo cedere alle lusinghe delle acque trasparenti del Golfo di Orosei senza concedersi il tempo necessario per respirare il profumo della storia che, ad ogni scorcio, ipnotizza dolcemente il viaggiatore. Muoversi con lentezza, lontano dal vociare divertito dei mesi estivi, è un’esperienza che andrebbe vissuta in compagnia di chi si ama. Dalla chiesa di San Giacomo Maggiore, alla Piazza del Popolo, fino alla Prigione Vecchia, secoli di storia si raccontano e acquistano forma e colore nelle pietre e negli angoli, negli scorci e nelle finestre dei palazzi padronali. Tra questi la “Casa Guiso” è certamente uno dei più belli e importanti. Ma il nome dell’antica famiglia Guiso ritorna anche in riferimento al Palazzo Vecchio, un tempo sede della Caserma dei Reali Carabinieri e ora, dopo un’accurata e meticolosa ristrutturazione, adibito a struttura museale intitolata al barone Don Giovanni Guiso. Nanni Guiso, come era chiamato da coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo, ha diviso la propria vita tra l’amata terra natale di Orosei e Siena, città che ne accolse gli sforzi di studente e la brillante carriera di notaio. La generosità di questa personalità geniale e rappresentativa, lo portò a donare al suo paese di nascita una collezione tanto preziosa quanto singolare, che descrive inevitabilmente un’altra sfaccetatura di questo diamante luminoso che è Orosei. Lungo tutto il percorso della propria esistenza infatti, il Barone Guiso collezionò certosine miniature di rappresentazioni teatrali dal 1700 fino ai giorni nostri, che si alternano a documenti antichi di rilevanza storica, quadri, costumi di scena e abiti dei più grandi nomi della haute couture mondiale. Una collezione appassionata e ricca che esprime tutto l’amore per l’arte e il bello e imprimendo appieno l’unicità di Orosei che ora le fa da custode. Amata dai visitatori proprio per questa sua originalità, l’esposizione museale di Don Nanni Guiso è di ispirazione per artisti ed appassionati. Recentemente è stata infatti presentata al pubblico una collezione di monili e bijoux che dichiaratamente prende spunto dal Museo: da Orosei come apertura verso il mondo, nel solco ispiratore della filosofia di Giovanni Guiso.

Daniela Nanni (ph. Mariano Marcetti)

È la collezione “Su il Sipario” della jewelry designer Daniela Nanni che ha subito suscitato interesse e curiosità proprio per questa aperta citazione al mondo dei teatrini in miniatura. Come il Barone, anche la Nanni muove i propri interessi tra Orosei e la Toscana. «Ogni volta che passavo davanti alla sede del Museo – ha raccontato l’artista – mi soffermavo ad osservare e a riflettere fino a che ho deciso di provare a rendere omaggio alla mia città attraverso i miei gioielli». Questo borgo affascinante e vivo è in grado come pochi altri luoghi di fondere la storia e la modernità, la bellezza e il rigore, la cultura e il sorriso. Ben lo sa l’Assessora alla Cultura Maria Fara che si adopera per fare in modo che Orosei continui ad essere luogo capace di accogliere turisti e viaggiatori nei mesi estivi e nelle stagioni nelle quali idealmente non siamo abituati a vivere la Sardegna: «Abbiamo grandi potenzialità che stiamo sostenendo con convinzione. Non solo delle coste magnifiche ma anche storia, cultura e identità che supportiamo aderendo a consorzi e manifestazioni, così da rendere il nostro paese accessibile, in ogni periodo dell’anno, ai visitatori isolani, ragazzi delle scuole, turisti dal resto dell’italia e dall’estero.» Orosei vive di anima, di grazia e di forza ancestrale, spettatrice silente ci osserva mentre la guardiamo, coglie ogni sfumatura dei nostri passi e conserva ogni piccola emozione, mentre noi – incapaci di interiorizzarla completamente – la conserviamo tra i ricordi più belli, nell’attesa di respirarla ancora.

da Antas – n.17, Ottobre 2017

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