PICCOLE GRANDI DOMANDE: “PERCHÉ?”
di Paola Piana
E poi ti ritrovi a pensare ai massimi sistemi, a quanto sia difficile vivere, che già sopravvivere è una vittoria! Pensi a chi resta incatenato ad un passato che non riesce a mollare, che non vuole lasciar andare per paura di soffrire ancora! Pensi alla rabbia e al dolore, al senso di impotenza di chi ancora adesso, a distanza di anni, non riesce a capire il perché!
PERCHÉ? Questa domanda rimbalza sui muri del tuo cuore nelle notti insonni, quelle notti così silenziose che vorresti urlare, vorresti accendere la radio a tutto volume per non sentire quel grido che rimbomba nella testa! Quando arriva il momento di andare a letto e sei sola con te stessa, il momento più duro di tutta la giornata, quello in cui ti siedi sul letto, togli l’orologio, gli orecchini, gli anelli e vorresti mettere lì sul comodino anche il tuo cervello, per non pensare! Almeno fino all’indomani!
La notte! Così nera, così buia, così piena di fantasmi! Chiudi gli occhi ma ti chiamano, ti cercano, ti riportano sempre all’interno dello stesso vortice, ti incatenano al letto e vorresti urlare ma non puoi, non devi!
La rabbia ha preso da tempo il posto del dolore, ha cancellato le lacrime e si alimenta da sola come un vulcano apparentemente sopito ma con un cuore in fiamme! Così tu sopravvivi, trovando mille cose da fare ma con un unico pensiero, sempre quello!
Se sapessi come fare darei fuoco alla miccia per scoperchiare il vulcano, amica mia! Ti farei piangere, urlare, rompere tutto ciò che ti capita tra le mani! Scuoterei la tua finta impassibilità ti farei vomitare tutto il veleno che ti sta uccidendo! Ma non posso, non so come fare, posso solo ascoltarti, piangere le tue lacrime, soffrire il tuo dolore, urlare la tua rabbia!
E aspettare. Aspettare che tu capisca, che tu perdoni, che ti perdoni, amica mia!
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