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GATTINI?

di Paola Piana

Prima o poi finirò per parlare di gattini! Ciò che temevo si sta avverando! Non so più di cosa parlare, dovrò buttarmi su cuoricini, gattini e neonati come nei peggiori incubi facebookiani! In questo pomeriggio domenicale un po’ triste e grigio vorrei pensare a qualcosa di divertente, ho tutto ciò che mi serve: sono stravaccata sul divano ancora in pigiama alle sei di sera, sola, con una gatta che mi dorme sulla pancia e la testa svuotata da ogni disturbo esterno.

Ora devo solo trovare un argomento su cui concentrarmi! Gattini, gattini, gattini, gattini!… Niente, non ci riesco, sono troppe le notizie che arrivano dall’esterno, mi sento come se fossi uscita a fare una passeggiata in costume da bagno e fossi stata sorpresa da una grandinata! Già solo l’idea di una mia passeggiata in costume da bagno basta a destabilizzarmi! La grandine, poi, me la sento addosso chicco dopo chicco, mi buca, mi ferisce il corpo, si insinua all’interno fino ad arrivare alla mia anima e non trovo riparo!

Sono bersagliata da notizie sempre più tristi, sempre più orribili: bambine finte adulte che muoiono, madri che si uccidono con i figli, figli che uccidono i padri, ragazzi che giocano con le persone come quando da piccoli si giocava a staccare la coda alle lucertole, così, per vederle soffrire! Ormai aspetto giorno dopo giorno l’ennesima notizia alla quale seguono i soliti discorsi dei soliti personaggi del solito circo mediatico al quale più o meno consapevolmente ci uniamo con le nostre faccine con la lacrimuccia su facebook o, per quelli di noi tra i più coraggiosi, con la faccina incazzata!

Succede che una ragazza grida al mondo la sua paura dopo aver chiesto aiuto alle forze dell’ordine, aver denunciato con nome e cognome la persona che l’ha picchiata lasciandola mezzo morta sulla strada, le ha bruciato la macchina e ancora non la lascia vivere e quel suo grido urlato su facebook riceve le lacrimucce e le faccine incazzate di chi conosce bene la storia perchè vive nel suo paese ma niente più, non una condivisione, non un grido di disappunto, non una fiaccolata per sensibilizzare, non una catena di protezione nei confronti di questa donna da parte degli uomini della sua comunità che sanno cosa subisce ogni giorno e da chi! Ma cosa siamo diventati? Cosa vediamo allo specchio la mattina quando ci laviamo la faccia?

Vi prego, riprendiamo la vecchia sana abitudine di struccarci la notte prima di andare a letto, spogliamoci di tutto il superfluo che ci siamo spalmati addosso, laviamoci la faccia e guardiamoci negli occhi, cerchiamo la nostra anima smarrita dietro falsi miti e falsi dei! Solo così la mattina, guardandoci allo specchio, potremo dirci: “Buongiorno! Sì, oggi sarà un buon giorno!”

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