FINCHÉ SOPRAVVIVE LA PAROLA…
di Santiago Montrés
dovrei guardare il mio organismo dal basso verso l’alto;
e ritrovarmi così, a compiere l’ennesima radiografia
di un uomo che coltiva se stesso…
spero nella buona annata…
almeno finché sopravvive la parola…
se mi scopro troppo, cosa resterà di me!?
la tortora impasta il suo canto nell’aria
e resto immobile, con le mani nella terra
uomini calzati di sentieri ignobili
che vendono polveri corrosive per l’anima
alla coscienza dell’ignoto pulviscolo di morte
spero nella buona annata…
almeno finché sopravvive la parola…
dalla carta nascerà la cenere per curare
le ferite che ci siamo causati e le lacrime
saliranno a gonfiare le nuvole
e allora zitti, sempre e comunque
è l’inarrestabile onda nera che si abbatte
nella pietra angolare di resistenze univoche.
e allora zitti (Spero nella buona annata…)
sempre e comunque (almeno finché sopravvive la parola…)
ho composto versi a giorni alterni
e ho gridato poesia
contro i sorrisi fatti di menzogna
spero nella buona annata…
almeno finché sopravvive la parola…
Parola fin troppe volte umiliata
che il suo seme non si disperda
che non segua la mediocrità degli uomini
l’occhio del tempo osserva ogni cosa, e solo lui
dirà come stanno realmente le cose
l’ultima parola, ma non del tutto…
forse esiste ancora la speranza
e l’irremovibile intento di andare avanti
incontro all’immortalità dei tempi
per esplorare territori selvaggi d’immoralità cibernetica
se resisti alla tentazione, resta con me
t’insegnerò parole nuove
la parola è magia e vibrazione
è quanto c’è di più sacro nel nostro corpo
semino pensieri, raccolgo suoni
spero nella buona annata…
almeno finché sopravvive la parola…
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